Aritmia in natura

[Si propone stavolta una riflessione a partire dalla registrazione audio-ambientale Aritmia. Primi giorni dell’applicazione delle misure precauzionali per contenere il fenomeno del Corona Virus di Davide Ondertoller. L’interessante opera fa parte di un più grande archivio del progetto AlpSound. Suoni e voci condivisi, in costante aggiornamento e a cui chiunque può contribuire.

Davide Ondertoller è curatore e ideatore del festival Portobeseno che si occupa di narrazioni di territorio, «tra fonti storiche e sorgenti web». Nato nel 2005, il festival ha prodotto più di 80 progetti tra didattica nelle scuole, installazioni multimediali e di arte pubblica, concerti e performance. Portobeseno può essere definito «un porto tra le montagne, un approdo per i navigatori della memoria e della creatività nel quale creare contaminazioni culturali, uno spazio oscillante tra il Dato e le Interpretazioni»]


Nell’intervento Aspettando il tempo, si era fatta l’ipotesi che, nell’attesa del termine dell’epidemia da Coronavirus, non si ha più un movimento nel tempo, bensì un movimento senza tempo. Ore e giorni sembrano essere ferme, mentre all’interno delle nostre case hanno luogo numerosi e variegati moti. La registrazione sonora Aritmia di Davide Ondertoller consente di precisare questo quadro. Essa permette di capire meglio la qualità del movimento di questo tempo sospeso.

Aritmia è una registrazioni di dieci minuti: un “fermo sonoro” che riproduce il rumore delle gocce che cadono, nel silenzio, in un secchio posto nel giardino di una casa di Calliano (TN). Il moto molto semplice e in apparenza ritmico è periodicamente infranto da accelerazioni o sospensioni improvvise. L’acqua può non cadere per secondi, poi cade molto spesso, infine scroscia di colpo e in un getto unico nel secchio. E mentre il movimento della caduta procede senza regolarità né logica, anche l’ambiente circostante presenta altri suoni e rumori che non si armonizzano con l’azione principale in corso. Si sentono in particolare i versi degli uccelli, che ora si fanno insistenti, ora sommessi e prossimi all’inudibile.

L’impressione complessiva che si ricava dall’ascolto dell’interazione di questi elementi sonori eterogenei è che un movimento segue leggi che sono esplicabili a livello generale, ma al contempo si attua in modo del tutto irrazionale. Possiamo spiegare il moto della caduta descrivendo il suo andamento nel tempo e nello spazio, supporre quale sia stata la causa che ha fatto scaturire i versi degli uccelli. Resterà in ogni caso misterioso il cosiddetto “principio di ragion sufficiente”. Perché la goccia cade o l’uccello fa un verso “adesso”, non prima né dopo? Il principio di ragion sufficiente che chiediamo venga applicato con logica ferrea dalla divinità che decide all’improvviso di creare un mondo non sembra interessarci, quando riguarda l’acqua, i passeri, i merli e le civette.

La questione è certo capire se questi movimenti hanno assunto la qualità dell’aritmia a seguito della stasi creata dal Coronavirus, oppure se l’abbiano sempre avuta e sia finora passata inosservata alla nostra attenzione. La seconda prospettiva suona più sensata. Il filosofo-musicista John Cage – che è stato appropriatamente ricordato nella riflessione/testimonianza di Damiano Grasselli – sosteneva forse a ragione che il silenzio non esiste. Esistono solo suoni percepiti e suoni non-percepiti nelle condizioni normali. Entro questi ultimi, potremmo includere i movimenti sonori che sono trattenuti nella registrazione Aritmia. La caduta dell’acqua e i versi degli uccelli sono di per sé aritmici: è solo nella percezione ordinaria che questi movimenti si mostrano al nostro orecchio ordinati e regolari, perché siamo distratti da altre occupazioni e non li ascoltiamo per quello che sono realmente.

Mantenendo la debita cautela, potremmo supporre che anche i movimenti e le attività che facciamo nelle nostre case sono caratterizzate dalla medesima aritmia. A noi che siamo del tutto assorbiti dal nostro “fare” i gesti sembrano logici, i movimenti intenzionali, i suoni regolari. Se un ascoltatore esterno dovesse però registrarli, forse si accorgerebbe del disordine che essi manifestano.

Il silenzio è così un velo quieto che nasconde la disarmonia e il caos. Da questo punto di vista, la stasi da Coronavirus ha avuto un indiretto effetto positivo: ha consentito alla nostra coscienza di allargare le soglie dei suoi confini percettivi. La natura perde la sua maschera rassicurante di organismo ben regolato, per mostrare il suo brulicare di forze irruenti e senza pace.

[La foto
rappresenta uno scorcio della città di Biertan (Tramsilvania) ed è del fotografo Dorin Mihai]